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Adelino Cattani. Vincere un dibattito

24 nov 2017. Padova. Università di Padova – Sala delle Edicole. Vincere un dibattito: seminario-laboratorio. Il gruppo di discussione condotto dalla prof.ssa Valentina Grion

Vincere un dibattito. Principi e regole di aggiudicazione

Adelino Cattani

Chi si occupa di dibattito formativo e regolamentato sa bene che la questione cruciale e dolente è il ruolo del giudice di dibattito e come valutare un dibattito. A dispetto del fatto che il comunicare in pubblico, l’argomentare, la partecipazione attiva, il confronto dialogico o polemico sono competenze vitali, sul piano personale e sociale, “l’educazione al ragionamento, comune nelle scuole di molti paesi, è pressoché assente in Italia, fatta salva la pionieristica esperienza della Palestra di botta e risposta avviata in quel di Padova, a cui però non risulta abbiano fatto seguito esperimenti analoghi in altre parti del paese. Il che è un gran peccato” (Fabio Paglieri, La cura della ragione, Il Mulino, Bologna 2016, p. 180).

Riflettendo sui dibattiti in tv, Luca Ricolfi confessa il suo piccolo “I have a dream”: “Mi piacerebbe un programma in cui, come in una partita di calcio c’è un arbitro che può usare il cartellino giallo al primo intervento a gamba tesa ed espelle chi non lascia parlare gli altri, anziché bearsi delle zuffe in campo. Mi piacerebbe un programma in cui il conduttore conosce i dossier su cui fa litigare gli ospiti, e quando vengono dette cose false se ne accorge e le fa notare. Mi piacerebbe un programma in cui si è tenuti a rispondere alle domande, senza cambiare argomento. Mi piacerebbe un programma in cui, miracolo, accade persino che qualcuno cambi idea, convinto dagli argomenti di qualcun altro. Mi piacerebbe un programma in cui i politici avessero timore di andare, perché non possono usare le infinite rami improprie della comunicazione, che oggi, nel far west della tv, hanno invece libera circolazione come fucili e pistole in America” (Luca Ricolfi, Tutti al Circo Massimo, 2000 anni dopo” Il Sole 24 ore 9.4.2015)

Finalmente anche il Ministero dell’Istruzione, grazie alla sensibilità e al pregresso professionale dell’ex ministro Stefania Giannini, ha colto le potenzialità dell’insegnare e dell’apprendere la buona comunicazione interattiva e sta valorizzando la capacità di discutere, sia pure solo sotto forma di gara, di “Olimpiadi di debate”. Certo sarebbe preferibile, in primo luogo primo, fare riferimento alle regole della disputatio piuttosto che a quelle del debate oltreoceanico e, in secondo luogo, poiché il nostro scopo è formativo, orientare le forze non sulla competizione, sull’agone olimpico, ma prioritariamente sull’allenamento di atleti e di allenatori in vista delle olimpiadi.

C’è infatti l’esigenza, e nel contempo grave carenza, di formatori. Per non parlare di giudici. Ci sono giudici per tutto (per Ti lascio una canzone, per XFactor, per Tu sì que vales) ma, curiosamente, nessuna istituzione pubblica o privata pensa a formare giudici di buon ragionamento. Il buon esito di queste iniziative richiede collaborazione fattiva di tutti quei (pochi) che in Italia sono impegnati a formare giudici di dibattito non improvvisati, non avventizi, padroni delle regole/mosse del dibattito regolamentato e consapevoli dei doveri/diritti del buon disputante.

L’esigenza di trasparenza, attendibilità e omogeneità di valutazione, avvertita sia in ambito quotidiano sia dove il dibattito è impiegato come metodo educativo e formativo, ha motivato il seminario-laboratorio “VINCERE UN DIBATTITO. PRINCIPI E REGOLE DI AGGIUDICAZIONE“, organizzato nell’ambito delle attività della “Palestra di botta e risposta” e dell’Associazione per una cultura e la Promozione del Dibattito (ACPD), il 24 novembre 2017 in Università di Padova, presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata. Il laboratorio ha coinvolto chi è attivo e in diversi modi impegnato nell’ambito della teoria del dibattito e della formazione al dibattito, in Italia e dintorni (incluse Svizzera, Slovenia, Spagna), la cui finalità primaria è definire gli obiettivi intesi di un progetto di formazione al dibattito regolamentato e, conseguentemente, individuare i migliori parametri di aggiudicazione di un dibattito.

Si è inteso sollecitare una riflessione in generale sulla valutazione dei dibattiti e in particolare sulla valutazione dei dibattiti adottati come metodo educativo e formativo nonché sulla formazione di chi tali dibattiti dovrà valutare e giudicare. Tale riflessione verte, in primo luogo, su come valutare l’esito di un dibattito e, più precisamente, come stabilire chi ha vinto e chi ha perso in una discussione e, in secondo luogo, su come sia possibile valutare la bontà di un’argomentazione o, meglio, su che cosa renda buona (o cattiva) un’argomentazione.

L’aggiudicazione è quanto mai problematica perché i due criteri di valutazione, quello che riguarda il contenuto (quale tesi esce rafforzata?) e quello che riguarda i disputanti (chi ha dibattuto meglio, con maggiore abilità e capacità?) sono scindibili. La questione è ulteriormente complicata dal fatto che, oltre a discutere su una questione e fra controparti, lo si fa per persuadere qualcuno. Pertanto, poiché in un dibattito vi sono tre componenti fondamentali (tesi, fautori e destinatari), almeno tre saranno gli oggetti e quindi i criteri primari di valutazione: 1. la forza intrinseca della tesi sostenuta, vale a dire l’integrità dell’edificio teorico. 2. la forza combattiva, vale a dire la capacità di tenere testa, difensivamente od offensivamente, alla controparte. 3. la forza di persuasione, vale a dire l’effetto sull’uditorio.

Si è inteso inoltre verificare e confrontare i criteri impliciti-invalsi e possibili auspicabili di valutazione dell’esito di un dibattito, per individuare un denominatore comune utile a: 1. Definire in base a quali criteri decidiamo chi in un dibattito “ha avuto la meglio”. 2. Stabilire che cosa valutiamo quando valutiamo nell’ordine: un prologo, un’argomentazione pro, una replica, uno scambio dialettico (o quello che abbiamo chiamato “dialogo socratico”), una difesa e un epilogo. 3. Elaborare una rubrica di valutazione che, esplicitando dimensioni, criteri e indicatori, qualifichi la “bontà” di un prologo, di un’argomentazione pro, di una replica, di uno scambio dialettico, di una difesa e di un epilogo.

Un obiettivo collaterale consiste nella costituzione di Circoli universitari di dibattito, quale potenziale vivaio di formatori e giudici di dibattito. Lo spirito di queste iniziative risponde all’esigenza di promuovere una cultura dell’argomentazione e del dibattito tra i due poli della polemica e dialogo e recuperare la tradizione della disputatio (capace di conciliare retorica e logica, logica formale e logica materiale, persuasione e convinzione, competizione e cooperazione).

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